Chi non vorre una città più intelligente e a misura di cittadino? Meno burocrazia, più facilità d’accesso, più informazione, più comunicazione. Quando sentiamo parlare di smart city, ci si sente proporre visioni interessanti e potenzialmente funzionali.
Vorrei soffermarmi su una parola: POTENZIALMENTE. Per poter abilitare i programmi dell’Agenda Digitale e procedere all’istruzione delle città (per renderle intelligenti) è sufficiente costruire un progetto e avviarlo? O la riuscita di un progetto è strettamente legata alle condizioni al contorno?
Considerando strettamente la tecnologia, il nostro ambito operativo, il sistema Italia deve fare un passo avanti nell’impiego della stessa. Un forte gap è presente non tanto nella disponibilità della tecnologia, ma nell’uso consapevole della tecnologia stessa.
Bisogna tuttavia fare di più. Non è sufficiente dotarsi di un GIS per la riuscita di un progetto. I comuni e le organizzazioni governative continuano, quando presente (purtroppo), a relegare l’elaborazione dell’informazione territoriale all’ufficio GIS.
Questo concetto deve essere superato: l’informazione territoriale deve essere a supporto di tutte le attività di un ente e porsi orizzontamente, come livello di base capace di exploitare il successo delle decisioni. Le città diverranno davvero intelligenti quando la gestione di tutti i suoi processi saranno spazialmente abilitati.
Non ci sarà più l’ufficio GIS e tutti utilizzeranno l’informazione spaziale in modo consapevole e distribuito. Solo così ci saranno le basi per la costruzione delle Città 2.0. Per il momento i progetti Smart City sono solo progetti fine a loro stessi, ma c’è spazio e voglia per far cambiare le cose.
Eduard Roccatello
Chief Technical Officer